martedì 21 gennaio 2014

BASTA AI SINDACATI GIURASSICI



                                                           

BASTA AI  SINDACATI GIURASSICI



Prendendo spunto da un libro inchiesta del giornalista Livadiotti vale la pena fare qualche riflessione suun’altra casta di privilegiati che  s’aggira per l’italia  e che  anche da queste parti non   scherza . Si tratta dei sindacati , che rappresentano anch’essi sacche di spreco , gonfie di fatturati milionari e bilanci segreti ,   mentre lo Stato paga i settecentomila delegati (sei volte di più dei Carabinieri), che a noi costano 1 miliardo e 845mila euro l’anno.  Certo fare i conti in tasca a questa casta è complicato per via delle loro diversificate fonti di guadagno , ma non impossibile . La slot machine più veloce coincide con le quote versate dagli iscritti: l’1 per cento della paga-base. E i pensionati? Fruttano circa 40 euro l’anno cadauno , che però fanno brodo, nel sostituto d’incasso complessivo: 1 miliardo l’anno. All’erogazione di liquidità, poi, pensano le aziende, con le trattenute in busta paga ed ecco bypassato il costo dell’esazione. E i soliti pensionati, visto che anche la miseria è un’eredità? Provvedono gli enti di previdenza  l’Inps ha girato secondo gli ultimi dati 110 milioni alla Cgil, 70 alla Cisl e 18 alla Uil. Ogni anno,dalll’Europa arrivano  in Italia 1 miliardo e mezzo di euro, per la formazione professionale. E 10 dei 14 enti, che annualmente si spartiscono metà dei finanziamenti nazionali, sono partecipati da Cgil, Cisl e Uil. Ma la vera forza dell’altra casta viene dai beni immobili, patrimonio sterminato, tutto da dissotterrare, mentre la Cgil conta 3mila sedi in Italia, di proprietà delle strutture territoriali; la Cisl, 5mila e la Uil concentra gli investimenti sul mattone in una società per azioni, controllata al cento per cento dalla Labour Uil, con 35 milioni e 25mila euro di immobili in bilancio. Va da sé che gli inquilini Vip di tanto bendiddio abitativo sono loro, i vecchi mandarini con un piede nella jacuzzi ai Parioli e un altro sulla pista di Fiumicino.

Emblematico fu il caso dell’ex leader della Cisl D’Antoni che finì dentro la vicenda di Affittopoli per quel suo modesto “monolocale ” di 219 mq ai Parioli, con due vasche idromassaggio, per 1 milione e poco più di lire al mese. Era il 1995, ma da allora non è cambiato niente. I sindacati si sono trasformati in gigantesche società di servizi alimentate da un sistema di autofinanziamento infallibile, al cospetto del quale impallidiscono anche i partiti. Per garantirsi i loro privilegi, i sindacalisti hanno colonizzato ogni settore e ogni categoria, succhiando oboli da tutti.
 I  sindacati confereali godono oltretutto di una «immunità» che li dispensa dall’obbligo di rendere pubblici i loro bilanci. Non si sa nemmeno con certezza quanti iscritti abbiano. Cambiano idea i loro stessi leader. Quando contrattano col governo dicono di rappresentare 11 milioni e 731 mila lavoratori. Ma quando devono versare i contributi alla Confédération Européenne des Syndicats gli iscritti diventano magicamente 7 milioni e mezzo.  In Parlamento c’è un’azione di una lobby continua soprattutto nei corridoi che ha prodotto una sfilza infinita di leggine ad hoc e regolamenti, spesso approvati con maggioranze bulgare. Più di una volta in zona cesarini, proprio nelle ultime battute delle legislature. Con un denominatore comune: quello di introdurre o consolidare un privilegio in grado di arricchire il business sindacale, a colpi di situazioni monopolistiche, esenzioni fiscali, vere e proprie regalie e accordi ai confini della legalità. Il risultato   è che oggi siamo diventati una gigantesca macchina da soldi. Se c’è un problema dei costi della politica a maggior ragione il discorso vale per il sindacato, anche perché i partiti uno straccio di bilancio lo presentano loro no. I forzieri dei tre porcellini sono gonfi di soldi fatti con la grande truffa delle tessere .  Pare che sia un miliardo, la cifra che aziende ed enti previdenziali versano ogni anno a Cgil, Cisl e Uil trattenendola da stipendi e pensioni degli iscritti, che spesso, magari senza saperlo, continuano a pagare per molti mesi anche dopo aver ritirato la loro delega al sindacato. Una montagna di soldi che il sindacato non deve neanche fare la fatica di raccoglierla . Poi vi è la manna dei patronati ovvero la miniera d’oro dei Caf. I centri di assistenza fiscale dei sindacati hanno milioni di clienti. Così incassano una montagna di soldi, contributi pubblici, tutti esentasse. E intanto reclutano nuovi iscritti, con il sistema condannato dalla corte di giustizia europea e difeso con le unghie da Cgil Cisl e Uil. I Caf sono uno dei salvadenai più ricchi dei sindacati italiani, che infatti difendono con le unghie e i denti ai tre patronati (Inca-Cgil, Inas-Cisl, Ital-Uil) l’erario ha sborsato 186 milioni di euro: devoluti in proporzione ai tre sindacati. Si tratta di un bottino vero e proprio che fa gola a chiunque, se si tiene conto che i loro introiti non si sa perché non sono tassati. Professionisti privilegiati. Per molti burocrati del sindacato la vecchiaia si presenta serena. Grazie a un regalo dell’amico Treu riceveranno infatti un assegno doppio. E ben 23 mila di loro hanno potuto riscattare, senza controlli, presunti periodi di lavoro in nero.1154 sono i fortunati italiani quasi tutti pezzi grossi del sindacato che possono godere della doppia pensione. Grazie a una legge la 564 del 1996, firmata da Tiziano Treu, ex ministro del lavoro in quota Cisl. E’ stata inventata così la figura del sindacalista bipensionato esteso anche ai sindacalisti distaccati. Chi fa il lavoro di sindacalista sembra a vederlo logorato dal lavoro. D’altronde, poveretti, c’è chi ha cominciato nel sindacato già a 14 anni, come giura di aver fatto l’ex segretario aggiunto Cgil Ottaviano del Turco. In buona compagnia, per la verità. Perchè quando nel 1974 passò la cosiddetta legge Mosca, che riconosceva i contributi pensionistici a chi avesse prestato la propria opera in nero nel dopoguerra, di sindacalisti in tenera età ne spuntarono come funghi. All’Inps arrivarono 19 mila e 500 domande, poi altre 6 mila. Il governo rispose prorogando la scadenza di legge, e bastò per farne piovere sull’Istituto di previdenza altre 15mila domande. Alla fine si scoprì che c’erano 40mila e 500 ex sindacalisti da mettere in regola. Tra di loro, manco a dirlo, tutti i pezzi da novanta del sindacato. Oltre a Del Turco, gli ex Cisl Franco Marini, Sergio D’Antoni e Bruno Trentin, Fausto Bertinotti (ex Cgil) e Pietro Larizza (Uil).  Anche dalle nostre parte abbiamo una sfilza interminabile di sindacalisti che molto spesso hanno camminato a braccetto con la politica , svendendo i diritti dei lavoratori sul piano del raggiungimento e del soddisfacimento di esigenze personali. Certo non bisogna generalizzare , ci sono molti sindacalisti bravi, seri e che fanno i veri interessi dei lavoratori , ma ci sono anche  alcuni “bacchettoni” che magari hanno ottenuto promozioni o vergognosi e facili  passaggi da un ente locale ad un altro. Gente che da un lato finge di difendere i lavoratori vendendo cara la pelle ai politici di turno dall’altro poi chiedono agli stessi di pagare il conto, come avvenuto in passato con assunzioni , avanzamenti di carriera  e privilegi vari . Così ci ritroviamo il sindacalista “bacchettone” che magari  contesta ad esempio talune mobilità poste in essere da  un ente (che a dir suo hanno sbarrato la strada ai precari) e sottace su quelle fatte in  un altro ente , magari dove  il beneficiario di quelle mobilità sottaciute  era proprio lui. Insomma falsi moralisti travestiti da moralizzatori. Che schifo !



SLAI COBAS
 via Domenico Pacchi 4 Castelnuovo Garfagnana (LU) 55032tel/fax 0583.1893804
  e-mail: slaicobasclaplucca@libero.   http://slaicobastoscana.blogspot.it/


                                                                  


Nessun commento:

Posta un commento