mercoledì 23 dicembre 2015

CORREVA L'ANNO 1993 Pensioni Governo Prodi1 UNA POLITICA SEMPRE PIU' DISTANTE DAI REALI BISOGNI DEI CITTADINI

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Si possono cercare numerose formule o teorie per raccontare in maniera approfondita la crisi del sistema politico italiano: si possono pronunciare nomi, date, citare fotografie, raduni, congressi, sondaggi, dati, trasmissioni, aneddoti, personaggi, per narrare come la politica, o la sua rappresentazione attraverso i partiti, stia vivendo una crisi profonda, sia per la fiducia, sia per l’autorevolezza. I rappresentanti dei partiti, siano essi membri di amministrazioni o candidati, hanno quasi ormai del tutto perso la capacità di rappresentare alcunché, incarnare una possibilità o un’idea di futuro. Questo ovviamente non accade in uguale maniera per tutti, ma sicuramente succede a diversi livelli, da quello nazionale a quello strettamente locale. Perdendo l’autorevolezza, ovvero la capacità di rappresentare un punto di riferimento, si è rotto ormai quello che era la fiducia nei politici e nella politica. La persona politica è sempre più divisa dal resto del popolo, attaccati alla poltrona del  potere, inchieste, reportage, gossip vario, soprattutto inchieste condanne la corruzione hanno agito così profondamente da far si che i cittadini si sentano giustamente disgustati da questo sistema. Il mondo della politica è ormai percepito come una sorta di reality in cui i candidati e i rappresentanti non sono altro che le starlette del momento. Ovviamente questo è gravissimo dal punto di vista democratico perché il nostro sistema, per quanto imperfetto e frequentato da farabutti, comunque ci ha sempre consentito un minimo di scelta, di possibilità di incidere, che oggi non c'è più.

Una politica bocciata senza riserve, caratterizzata «da una maleducazione che rischia di portare al disinteresse e all’indifferenza». tante le questioni ancora irrisolte, a partire dal taglio dei costi della politica, al centro ormai da tempo del dibattito,  tutti noi da anni chiediamo di contrastare i costi e i privilegi della politica: cosa si è fatto fino ad ora? In questi anni abbiamo chiesto ai partiti, di rinunciare a questo fiume di soldi che si riversa a vari livelli: ma che cosa si è fatto - da anni chiediamo una legge elettorale che renda i cittadini responsabili delle loro scelte e siamo ancora qui a discuterne». E poi la mancanza delle riforme, considerate necessarie, annunciate da anni, ma mai concretizzate, come è senza le riforme che tocchino i temi cruciali,  l’assenza delle iniziative in favore della famiglia «che è una istituzione decisiva per la società e per il bene pubblico.
Quali interventi sulla fiscalità vere reali sono state  fatte in favore delle famiglie ?, Altri Paesi europei ,politiche su questo settore sono una realtà consolidata. Siamo di fronte ad una situazione politica sconfortante, a livello delle Regioni cosa stanno facendo per contenere gli sprechi?». Le mancate scelte alimentano ancora di più l’insofferenza nel Paese. L'italia sta affrontando una crisi politica molto più forte di quella economica, riconoscibile nella sfiducia verso le istituzioni e verso i rappresentanti La gente vuole qualcosa di nuovo in cui sperare, sogna una politica sana e pulita, che pensi ai bisogni dei cittadini e non al proprio tornaconto. I  cittadini italiani da tempo ormai si sentono abbandonati frustrati che, nonostante la rassegnazione e la sfiducia, si sono recati alle urne nella speranza di cambiare, attraverso il voto, la sorte del Paese e che, tra mille difficoltà, pagano le tasse ben sapendo che milioni di “furbetti” lungo lo stivale sono del tutto sconosciuti al Fisco. O quelli che attendono anni per una sentenza civile e sono costretti a prendere atto che i loro rappresentanti nei due rami del Parlamento avvertono la necessità e l’urgenza di una riforma solo quando il potente di turno è rimasto imbrigliato nella rete.
Questa politica ormai priva valori, che, per mera convenienza, distingue l’etica pubblica da quella privata, che si divide sulle poltrone e fa finta di non vedere i punti in cui si annida la corruzione ed il marcio ha fatto il suo tempo. È giunto il momento di voltare pagina.
L’Italia ha bisogno di una guida forte ed autorevole che sia capace di traghettarla fuori dalla crisi. C'è bisogno di politici veri un cambio totale, cominciando con il rendere pubblici i propri curriculum, siano i cittadini a decidere chi deve sedere alla presidenza del consiglio, cosi come per il Presidente della Repubblica, siano i cittadini stessi che nei vari schieramenti politici indichino per voto chi dovrà scendere in campo per le elezioni. Il tempo stringe l'Italia ha bisogno di fatti, non che si continui a parlare di riforme nei Talk Show, e non lo si fa dove invece bisogna farlo.











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LAVORATORI ITALIANI LIBERIAMOCI DI QUESTO STERCO

https://www.youtube.com/watch?v=IEnK__Eq8_w

mercoledì 18 novembre 2015

Padroni, Governo, commissari, istituzioni.. ASSASSINI all'ILVA DI TARANTO

padroni, governo, commissari, istituzioni.. ASSASSINI all'ILVA DI TARANTO





Cosimo Martucci
ancora una vita operaia spezzata nell’appalto ILVA- reparto agglomerato, per operazioni non in sicurezza, in una fabbrica nelle mani del governo e dei suoi commissari incapaci ancora produzione per il profitto e il mercato... sul sangue dei lavoratori non si può continuare a morire per il lavoro, che serve per vivere! padroni,istituzioni,organi di controllo, sindacati confederali
anche se vi credete assolti siete tutti coinvolti!
 
via i commissari nominati da Renzi, incapaci e responsabili!
messa in sicurezza innanzitutto della vita, del lavoro e della salute operaia e cittadina
postazione ispettiva permanente nella fabbrica, sotto il controllo degli operai
lotta generale nelle mani di operai e masse popolari
 
slai cobas per il sindacato di classe Ilva-appalto
slaicobasta@gmail.com 347-5301704
 
dalla stampa locale


TARANTO –  I suoi colleghi dicono fosse ossessionato dalla questione della sicurezza all’interno dello stabilimento siderurgico. Temeva per la sua incolumità Cosimo Martucci, 49enne di Massafra, dipendente della ditta Pitrelli dell’appalto Ilva. Il suo era un pensiero ricorrente che coltivava come un presagio. L’operaio morto dopo essere stato travolto e ucciso da un grosso tubo d’acciaio durante le operazioni di scarico di pezzi di carpenteria metallica in un cantiere dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale). Nel reparto Agglomerato si sta infatti procedendo alla sostituzione dell’impianto per l’aspirazione dei fumi.
Martucci  è il primo infortunio mortale legato agli interventi di risanamento ambientale.
Il lavoratore colpito alla testa da uno dei due tubi in acciaio a sezione quadrata che si trovavano sul rimorchio di un mezzo di trasporto su gomma e che dovevano essere sollevati da una gru per essere portati nel reparto Agl2. A cedere sarebbe stata l’imbragatura.
Le cause dell’ infortunio sono in corso di accertamento da parte dei funzionari dello Spesal e dei carabinieri. Intanto, il sostituto procuratore Marina Mannu, che si è recata personalmente sul luogo dell’incidente insieme al procuratore capo Franco Sebastio, ha aperto un fascicolo d’inchiesta e ha disposto il sequestro dell’area in attesa di disporre l’autopsia e individuare eventuali responsabilità. Anche l’Ilva in amministrazione straordinaria ha bloccato le attività del cantiere, avviando una indagine interna.

Parole severe e cariche di rabbia anche quelle dell’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro. "Bandiamo le parole di circostanza, il mio cordoglio – ammonisce il presule – è profondo, e non voglio rinunciare ad unire la mia voce al coro dei basta"

.Ancora una volta rivendichiamo duramente e fermamente le ragioni di sicurezza in fabbrica indiscutibilmente messe in discussione da tutte una serie di ritardi e carenze organizzative, più volte denunciate dalle organizzazioni sindacali». Lo scrivono leRappresentanze sindacali unitarie di Fim, Fiom, Uilm 

USB - «Questo ennesimo incidente mortale è la riprova del fallimento totale della gestione commissariale, una gestione che non mette in condizione i lavoratori di operare in sicurezza e che finora ha pensato di andare avanti a colpi di falsi proclami». Lo sottolinea in una nota Francesco Rizzo, coordinatore dell’Usb (Unione sindacale di base) di Taranto
«Nel momento in cui giungeva la notizia del decesso del povero collega Cosimo - spiega Rizzo - eravamo intenti a segnale agli enti competenti la mancanza di Dpi, i dispositivi di protezione, all’interno dello stabilimento: questa è la situazione in cui viviamo tutti i giorni nello stabilimento. E' oramai chiaro che la gestione commissariale ci sta stritolando nella contraddizione salute-sicurezza o lavoro». Qualche giorno fa, conclude il coordinatore dell’Usb, «il commissario Gnudi, intervenendo a Bari, ha esplicitamente detto che sfidava chiunque a fare meglio di quanto ha fatto lui. Questo è il risultato caro commissario».

giovedì 5 novembre 2015

11 NOVEMBRE 2015, SCIOPERO LAVORATORI CTT


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          SlaiCobas 




   Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale
via Domenico Pacchi 4 Castelnuovo Garfagnana (LU) 55032
e-mail: slaicobasclaplucca@libero, slaicobasclap@gmail.com, tel/fax 0583.1893804
  11 NOVEMBRE 2015, SCIOPERO LAVORATORI CTT

Rivendichiamo Sicurezza, Diritti e Dignita'
SCIOPERIAMO L'11 NOVEMBRE 2015, per garantire sicurezza del lavoro ed efficienza del servizio per i dipendenti CTT e per gli utenti, per  un trasporto pubblico al servizio dei cittadini.
Denunciamo da anni che la privatizzazione del trasporto pubblico ha avvantaggiato solo i gli affaristi privati, danneggiando lavoratori e cittadini.
Le risorse investite nel  Tpl continuano ad essere gravemente insufficienti, mentre i guadagni per chi gestisce il servizio sono sempre più rilevanti, in un settore essenziale dove non dovrebbero essere permesse gestioni lucrose.
La grave situazione attuale è anche il frutto di uno smantellamento del TPL voluto per sanare le casse pubbliche e della incapacità di alcuni amministratori locali, di fatto in questi anni si sono trasformate aziende pubbliche che per decenni hanno servito il territorio in scatole vuote, per consentire ai privati di allungare le mani sulle risorse economiche destinate al settore.
La questione dei minori fondi e la mancanza di risorse, va ricercata sopratutto in modelli di gestione speculativi dove i manager delle società godono di stipendi altissimi mentre diminuiscono gli stipendi dei lavoratori e dove non si investe a dovere  su efficienza, manutenzione e sicurezza.
Da anni rivendichiamo un parco macchine efficiente, oggi invece si effettua il servizio con pullman vetusti e sempre più spesso fermati a causa di problemi tecnici;  in un anno sono già 5 i pullman che hanno preso fuoco, l'ultimo il 5 ottobre della società Cap dell'amministratore Alberto Banci, un miracolo che i passeggeri e l'autista siano  riusciti a scendere prima che il fuoco si propagasse all'intero mezzo.
inoltre non dimentichiamo i compagni di lavoro morti in servizio per problemi tecnici ai mezzi!!
Negli ultimi giorni Mobit, dopo aver perso la gara per la gestione del TPL toscano, sta organizzando incontri e assemblee con cittadini e lavoratori per cercare di rientrare nei giochi… ma quegli amministratori sono gli stessi che poche settimane fa per mezzo stampa, hanno sostenuto che i lavoratori sono assenteisti e che donazione sangue, 104 per accudire gravissime invalidità' dei  famigliari degli autisti, malattia o infortuni, dovevano considerarsi privilegi, attacchi vergognosi che i lavoratori di CTT non hanno dimenticato.
Peraltro in questi anni ad  ogni tornata elettorale si sono consumate messe in scena di teatrini, con promesse degli amministratori pubblici di investimenti, lavoro, sicurezza, efficienza.. ma ad oggi le promesse sono rimaste vane.
Auspichiamo che RATP che ha vinto la gara per il TPL  toscano, instauri un rapporto diverso con lavoratori e utenti che rispetti le nostre legittime aspettative, intanto continuiamo a lottare per le nostre rivendicazioni e per tenere alta l'attenzione sulla necessità di rilanciare la qualità del servizio, e riscattare i diritti dei lavoratori nel TPL toscano.
Il nostro futuro non e’ ricattabile, Il nostro futuro è adesso, siamo qui per riconquistarlo.
Chiediamo a tutti i lavoratori ctt di scioperare con  noi l'11 novembre  e a tutti i cittadini di sostenere una battaglia che è anche la vostra!!
CONSULTA IL NOSTRO BLOG PER ORARI E MODALITA' DELLO SCIOPERO
SLAI COBAS

Sede legale: via Masseria Crispi, 4 - 80038 Pomigliano d’Arco (NA) - tel/fax
081.8037023 Sede Nazionale: viale Liguria, 49 - 20143 Milano – tel/fax 02.8392117




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lunedì 2 novembre 2015

SLAI COBAS Sciopero autobus a Pisa 11 novembre 2015 - PisaToday



Smentiscono le parole del presidente di Mobit Andrea Zavanella (che ha cercato nei giorni scorsi di rassicurare i lavoratori sul proprio futuro) e si dichiarano favorevoli all'ingresso del colosso francese Ratp nel trasporto pubblico locale, i lavoratori della Ctt Nord, la compagnia dei mezzi pubblici delle province di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara, che, attraverso un comunicato a firma Slai Cobas, proclamano uno sciopero per il prossimo 11 novembre per "riportare al centro dell'attenzione la sicurezza dei dipendenti Ctt e garantire quindi sicurezza ed efficienza a tutti gli utenti, i quali meritano un trasporto pubblico che risponda alle loro esigenze".

"Denunciamo da anni che la riforma del trasporto pubblico è da considerarsi un atto indirizzato solo al profitto per il gestore privato a discapito del servizio pubblico e dei lavoratori, le risorse al Tpl continuano ad essere insufficienti, a causa dei costi delle scatole vuote nate per far entrare il privato - sottolineano dal sindacato - la questione dei minori fondi e la mancanza di risorse vanno ricercate soprattutto nei costi di mantenimento di queste società con stipendi di manager che non calano, mentre diminuiscono gli stipendi dei lavoratori, e non viene investito come dovrebbe suefficienza, manutenzione, sicurezza, con un parco macchine troppo vecchio, pullman sporchi e sempre più spesso fermati a causa di problemi legati alla loro sicurezza e viabilità stradale, basti vedere come in un anno siano già 5 i pullman che prendono fuoco".
"Vediamo che lo stesso amministratore di Mobit lo è di Cap (Alberto Banci, ndr), lo stesso amministratore che indice assemblee cercando consensi e simpatie dei lavoratori all'indomani della batosta presa con la perdita della gara, assemblee organizzate perchè forse quindi più preoccupato alla perdita della poltrona, che ad un vero e serio impegno di ripubblicizzare il trasporto pubblico - proseguono dai Cobas - sempre Banci il quale, pochi giorni prima della gara, per mezzo stampa sosteneva e sostiene che i lavoratori sono assenteisti e che donazione sangue, legge 104 per accudire gravissime invalidità dei familiari degli autisti, malattia o infortuni siano considerati privilegi".
"I lavoratori  - concludono - sperano che il colosso mondiale Francese RATP che ha vinto la gara, effettui quelle riforme necessarie ed urgenti per lavoratori e cittadini".
SCIOPERO. Lo sciopero di 4 ore proclamato dal sindacato Slai Cobas è in programma dunque per il prossimo 11 novembre ed è articolato in maniera diversa a seconda delle province. A Pisa e provincia incroceranno le braccia dalle 12 alle 16 gli addetti al movimento, addetti alla biglietterie aziendali, addetti ai depositi aziendali, addetti al rifornimento. Addetti impianti fissi: Officine e Uffici: 4 ore a fine turno. Garantiti i servizi minimi essenziali.
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Tra le motivazioni dello sciopero:
- Pessima situazione del parco macchine aziendale, pulizia insufficiente mezzi
- Carenza di personale nelle officine
- Situazione sicurezza incolumità operatori
- Situazione di pericolo salita discese studenti delle scuole (in molti casi pullman non sono sufficienti), creando difficoltà agli stessi operatori.





sabato 31 ottobre 2015

L'AUTOBUS CHE VORREI ASSEMBLEA 30 OTTOBRE 2015



Vogliamo esserci. Slai Cobas c’è. Vogliamo prenderci la responsabilità del nostro lavoro in tutti gli ambiti: siamo persone, siamo uomini e donne, siamo lavoratori e lavoratrici, con la consapevolezza ogni  giorno che il mezzo pubblico è l’alternativa, ma non è “solo l’alternativa”. Il mezzo pubblico è un “bene di merito” che non deve avere valore solo in periodi di crisi. Il mezzo pubblico si deve usare; deve diventare una cultura e deve elevarci allo stato dei paesi più industrializzati. Di quei paesi civili dove l’utenza ha concezione della cosa pubblica; dove chi lavora bene, onestamente ha il suo riscontro . Ha il merito. Declassare il trasporto pubblico locale utilizzandolo quando il reddito cala, non è una vittoria. E’ una sconfitta delle amministrazioni che non sanno pianificare a lungo termine una logistica del trasporto persone come risorsa ed opportunità e non come mera alternativa. E’ una sconfitta delle aziende che, invece pianificano alla luce di piani industriali inesistenti, una gestione basata sul dare/avere, che nelle situazioni più ovvie si traduce in perdita di personale, in mancanza penosa della qualità e nei casi più gravi in totale assenza di sicurezza.


Trasportare persone implica una responsabilità SPAVENTOSA, che noi ci prendiamo tutti i giorni. Noi portiamo uomini e donne a lavoro. Famiglie nei luoghi di svago. Ragazzi ad appuntamenti che gli strappano il cuore. Bambini a scuola, alle loro attività. E sono persone come noi. Non abbiamo forse noi il diritto di tornare alle nostre case, ai nostri cari, alle nostre vite, integri? E le persone che trasportiamo ogni giorno, non ne hanno forse diritto quanto noi? Noi vogliamo SICUREZZA. La chiederemo a gran voce in tutti gli ambiti consentiti, in tutte le forme di lotta che abbiamo a disposizione.

La sicurezza parte da capitale umano formato ed informato. Dalla capacità di organi e amministrazioni competenti di salvaguardare i conducenti, così come prescritto dalla legislazione, in forma PREVENTIVA. Guidare l’autobus, con tutti i rischi che comporta in termini di attenzione agli utenti interni ed esterni la vettura,di  rispetto del codice della strada, di controllo delle proprie emozioni è già un fattore di rischio. Per chi guida e, soprattutto per chi viene trasportato. Onerare i lavoratori e di riflesso l’utenza, di carichi lavorativi che possono avere serie ripercussioni sulle PERSONE di cui sono RESPONSABILI è un atto di grande superficialità. Ribadiamo la ferma intenzione di stare dalla parte dei lavoratori e di essere prima di tutto lavoratori, rappresentanti di una categoria che, se opportunamente valorizzata darebbe solo lustro all’immagine aziendale all’esterno. Chi può lavorare in serenità non ha bisogno di precisare la propria autorità, ma si investe di un’autorevolezza derivante dal supporto tecnico e umano che tutta l’azienda può e deve offrire in forma concertativa e collaborativa. Le vetture devono essere idonee al trasporto di persone e non devono compromettere in alcun ambito la vita del lavoratore e dell’utenza. Riteniamo che il problema ormai ANNOSO del controllo visivo sia un fattore di estremo rischio per la tutela e la garanzia della popolazione che utilizza gli autobus. I lavoratori hanno espresso un NO secco deciso indiscusso sul tema alla luce assolutamente chiara e consapevole di quello che è già il lavoro del conducente. Vendiamo i biglietti e offriamo agli utenti un servizio di emergenza (e non certo sostitutivo delle rivendite!)utile e disciplinato, ma non metteteci nella condizione di rischiare la nostra incolumità e quella dei passeggeri che trasportiamo chiedendoci un controllo a cui non siamo abilitati comunque per normativa. Non chiedete ai nostri lavoratori e alle nostre lavoratrici di rischiare di non tornare a casa dai propri figli o di tornarci con delle invalidità che possano compromettere la vita di famiglie intere quando la mansione potrebbe renderci inidonei. Non chiedeteci di inimicarci gli utenti quando non rispetteremo i già risicati tempi di percorrenza e si perderanno treni o coincidenze per raggiungere i posti di lavoro; non chiedeteci  un rischio che non siamo OBBLIGATI a prenderci, solo per un introito che non salva nessuno e soprattutto non chiedeteci la DIGNITA’ perché noi non ve la daremo.